Gli effetti della pandemia non hanno riguardato solo l’aspetto economico e sociale, ma anche la salute mentale delle persone che, improvvisamente, hanno dovuto affrontare grandi cambiamenti nella propria routine.
Tra questi, il lavoro da remoto o smart working, che, ha modificato le abitudini lavorative di molti dipendenti. Grande difficoltà poi, per quelle aziende poco abituate a questa modalità di lavoro.
Ma quali sono gli effetti di tutti questi cambiamenti e qual è l’impatto dello smartworking sulla nostra salute mentale?
Prima di approfondire le nuove dinamiche lavorative, bisogna soffermarsi su alcune abitudini quotidiane come il recarsi a lavoro, accompagnare i figli a scuola, fermarsi al bar per un caffè. Il lockdown ha cambiato tutto.
E proprio questi cambiamenti hanno inciso sul benessere dei dipendenti. Non solo, ci sono altri aspetti che possono rappresentare fattori di rischio e contribuire ad aumentare i livelli di ansia e stress da chi lavora esclusivamente da remoto.
Sovraccarico lavorativo – Problemi a bilanciare vita privata e lavoro
Lo smart working ha alterato le routine familiari, soprattutto delle persone con figli che hanno dovuto fare la DAD, e messo a dura prova la capacità di bilanciare correttamente vita personale e lavorativa.
Troppe ore al computer a lavorare, a causa di un rallentamento dovuto alle interruzioni che si verificano frequentemente all’interno dell’ambiente familiare.
Così, tanti lavoratori si sono ritrovati in difficoltà, occupando un numero maggiore di ore per il lavoro, trascurando la propria vita personale. Questo ha causato stress, ansia e un senso di frustrazione.
Isolamento sociale – Difficoltà a rapporti con i colleghi
Sono tante le persone che lavorano in smart working che provano una sensazione di isolamento sociale, con conseguente aumento dello stress, calo della soddisfazione e delle performance lavorative.
La pandemia ha avuto enormi ripercussioni sui rapporti sociali, proprio a causa della necessità di limitare gli incontri in presenza, anche nel contesto aziendale.
Inoltre, rapportarti con colleghi e clienti, creando relazioni di fiducia a distanza, non è così naturale e non sempre funzionale. Tuttavia, sistemi di videoconferenza hanno aiutato a non perdere il valore delle espressioni facciali.
Ansia e stress per il troppo uso della tecnologia
Essere connessi costantemente può provocare stress, disturbi quali ansia, pensieri ossessivi e negativi, perdita di concentrazione, cattiva qualità del sonno.
Lo smart working ha portato a un aumento dell’utilizzo della tecnologia che ha destabilizzato il benessere di molti individui. Inoltre, questa necessità di stare costantemente connessi, può aprire le porte alla dipendenza dalla tecnologia, un tema importante e da non sottovalutare.
Lo stress dovuto alla tecnologia, può dipendere anche dalla necessità improvvisa di apprendere nozioni nuove per imparare a utilizzare strumenti digitali mai usati prima, come i tool per le videochiamate o altre piattaforme dedicate alla gestione da remoto.
Lo stress connesso all’uso della tecnologia può dipendere anche alla necessità improvvisa di imparare a utilizzare strumenti digitali mai usati in precedenza da molti lavoratori, come per esempio i tool per le videochiamate o altre piattaforme funzionali alla gestione del lavoro da remoto.
Cosa è possibile fare per affrontare i rischi?
Lavorare da remoto necessita di una programmazione precisa. È possibile superare le criticità che questa modalità comporta, organizzando il lavoro in anticipo e rispettando gli orari.
È fondamentale darsi dei limiti, fare delle pause ed evitare di prolungare il lavoro oltre l’orario d’ufficio. Aldilà dei consigli pratici, se lo smart working ha creato un malessere psicologico, è sicuramente utile rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta per affrontare e risolvere il problema.